giovedì 6 febbraio 2014

Ecco chi paga i politici

Per i nostri partiti ci sono anche i finanziamenti dei privati, che quest'anno sono aumentati di 21 milioni rispetto allo scorso anno. Ma chi sono questi privati e che interessi hanno a finanziare la politica? 

Ce ne parla la giornalista di LA7 Martina Proietti, che nel servizio inchioda Maurizio Gasparri scoprendo qualcosa di molto interessante. Un'azienda privata ha infatti ricevuto dei soldi pubblici dopo aver finanziato la campagna di Gasparri. Un caso? Di fronte alla domanda, il senatore decide di attaccare il telefono evitando di chiarire la sua posizione alla giornalista.

giovedì 30 gennaio 2014

SALUTE: LO STUDIO, LAVORARE DI NOTTE GETTA IL CORPO NEL 'CAOS'

Il lavoro notturno getta il corpo nel caos e potrebbe causare danni alla salute a lungo termine, avvertono i ricercatori dello Sleep Research Centre del Surrey (Gb) sulla rivista 'Proceedings of the National Academy of Sciences'.
Già in passato era stato dimostrato che svolgere il proprio mestiere dopo una certa ora comporta tassi più alti di diabete di tipo 2, attacchi cardiaci e cancro.
Ora gli scienziati britannici hanno scoperto che il lavoro notturno turba il nostro organismo a un livello molecolare ancora più profondo. Il corpo umano ha un proprio ritmo naturale, il noto 'orologio biologico' che fa in modo che si dorma la notte e si sia attivi durante il giorno.
Questo consente che si regolino correttamente gli ormoni, la temperatura corporea, le capacità atletiche, l'umore e la funzione del cervello.
Lo studio ha seguito 22 persone il cui corpo è stato 'sconvolto' dal passaggio a un stile di vita normale a quello di un lavoratore assegnato al turno di notte.
Gli esami del sangue hanno mostrato che normalmente il 6% dei geni sono 'settati' per essere più o meno attivi in momenti specifici della giornata.
Ma dopo che i volontari hanno lavorato tutta la notte, "oltre il 97% dei geni sono andati fuori sincronia e questo spiega anche perché ci sentiamo così male per il jet lag dovuto a un lungo viaggio, oppure se dobbiamo lavorare a turni irregolari", spiega Simon Archer, uno dei ricercatori dell'Università del Surrey.
Secondo gli esperti tutti i tessuti del corpo hanno il loro ritmo quotidiano, ma con i turni di notte questo viene 'scombussolato', con il cuore che lavora in modo non sincronizzato ai reni, per esempio, o al cervello.
"E' come vivere in una casa dove c'è un orologio che segna un'ora diversa in ogni stanza, cosa che ovviamente porta al caos", spiegano, puntualizzando che anche se il loro è uno studio a breve termine, "si può immaginare cosa questo possa comportare per la salute".

Nessun dolore !!


Cosa sarebbe successo se un Alessandro Di Battista, un Riccardo Nuti, un Fraccaro, un Di Maio, un Roberto Fico o chiunque altro del Movimento 5 Stelle avesse caricato una deputata del Pd, di Forza Italia, di Sel, di NCD o di qualunque altro schieramento politico diversamente parlamentare? Lo so che lo sapete, ma ve lo dico lo stesso. Repubblica avrebbe titolato: “La violenza inaudita dei grillini nel tempio della democrazia”. Il Corriere avrebbe fatto un editoriale al vetriolo di Pierluigi Battista o di Cazzullo o di Aldo Grasso. L’Unità avrebbe gridato al baratro medioevale in cui i barbari populisti stavano gettando un Paese una volta civile, mentre Libero e Il Giornale avrebbero pubblicato una foto di Grillo deformata da una smorfia che al confronto Mel Gibson in Brave Heart, con mezza faccia blu, sarebbe sembrato una fanciullo nel giorno della sua prima comunione. Tutti i telegiornali avrebbero aperto con le immagini oscene di un deputato della Repubblica che mette le mani addosso a una giovano donna, per di più madre di un bimbo piccolo. I sondaggisti avrebbero fatto a gara per misurare le percentuali di consenso vertiginosamente bruciate da un gesto inqualificabile e destinato a ricordare, ad imperitura memoria, i pericoli cui un voto scellerato dato a un movimento di fascisti, nazisti, picchiatori, vicini all’estrema destra di Le Pen e di Alba Dorata, esponeva una nazione che vanta una tradizione millenaria di pensiero, di arte e di cultura come l’Italia. Il Presidente della Repubblica avrebbe monitato severamente e, con viva e vibrante soddisfazione, avrebbe finalmente potuto urlare che i Cinque Stelle “se ne fregano dei problemi della gente”, e avrebbe allargato e consolidato le ormai striminzite intese. Le elezioni europee sarebbero state pesantemente condizionate, perché non si può mandare in Europa una tribù di selvaggi cavernicoli privi del lume della ragione, mentre il Papa avrebbe messo in guardia dal decadimento morale e spirituale cui un popolo distante dalla religione e da Dio incorre, se non ritorna sulla retta via. Ma soprattutto, Laura Boldrini l’avrebbe menata per mesi sul maschilismo primigeno dei grillini, retaggio di una cultura dell’odio nei confronti delle donne, e il responsabile sarebbe stato immediatamente sospeso dall’aula fino a fine legislatura, insieme al suo capogruppo e a tutti coloro che non avessero immediatamente preso le distanze da un gesto tanto degradante, umiliante, mortificante e squalificante. L’Italia sarebbe precipitata nel caos e per mesi non si sarebbe parlato d’altro.
Invece l’ha fatto uno di Scelta Civica. Un montiano, quello che era venuto a salvarci da noi stessi e dalla nostra incapacità di autogestirci. E niente… nessun monito, nessuna enciclica, nessuna genuflessione, nessuna condanna, nessun talk show, nessun dolore, tranne La Gabbia di Paragone. Nessuna Lilli Gruber indignata, nessuna femminista invitata a dissertare sulla necessità di dare un segnale chiaro e inequivocabile, nessuno psicologo chiamato a spiegare le ragioni del ritorno dei tempi bui, nessuna legge speciale invocata, nessuna vittima in lacrime a recitare la scena madre dalla D’Urso, nessuna blogger radical chic a twittare inferocita. Niente, nulla di nulla, zero riporto zero.
Questa è la dimostrazione più lapalissiana che c’è del marcio e non è in Danimarca, ma in un Paese che ha una classe dirigente da cancellare dalla storia subito, perché emana un fetore rancido e insopportabile: il puzzo di ipocrisia, di opportunismo e di decomposizione di chi ha perso la dignità minima che si conviene a un essere umano; di chi, se non conviene, non prova nessun dolore. Loredana, lo schiaffo che hai preso l’hanno dato all’Italia onesta, quella che non ti lascerà sola.

domenica 6 ottobre 2013

Mentre gli esuli parlano e raccontano la propria storia, i turisti si divertono con i loro sms. Così va il mondo in Italia.

Oggi, sociologicamente parlando -e da ieri è ufficiale anche in Italia- esistono soltanto due classi: gli esuli e i turisti.
Ieri ho seguito con interesse e curiosità la diretta televisiva del dibattito alla Camera. Quando ha parlato l'onorevole del M5s, Federico D'Incà,  ho avuto la prova definitiva del lancio delle due classi. A differenza dei suoi colleghi, il deputato ha optato per una narrativa mediatica diversa e differente da quella paludosa degli altri deputati, il cui fine consisteva nel sottolineare l'ingresso in aula del concetto di cittadinanza, coadiuvata dall'affermazione -e dalla promozione- dell'esistenza dei social networks, della rete, delle voci e delle opinioni della gente comune e normale. Ha cominciato a declinare -giustamente firmate solo dai nomi propri- le idee dei cittadini italiani, i più disparati, diversi tra di loro, sia nel linguaggio che nella forma. Mano a mano che leggeva, in realtà twittando in parlamento a voce alta, il suo intervento mi ha provocato una connessione sinaptica interiore. Era come leggere un vecchio libro famoso italiano, di grande successo sociale, pubblicato da Einaudi a metà degli anni '60, ignoto a chiunque oggi abbia meno di 45 anni, "Lettere dei condannati a morte della resistenza italiana". L'onorevole D'Incà mi è apparso come un esule in patria che stava parlando a un gruppo di turisti. I membri del governo (dopotutto stava parlando una persona che in quel momento rappresentava il cuore, le idee, le percezioni, le esistenze tangibili di quasi  9 milioni di contribuenti fiscali) erano distratti e ridacchiavano. Il Ministro degli Esteri, Emma Bonino, ovviamente (e inconsciamente) era disturbata nell'accorgersi in un lampo quanto fosse diventata inutilmente vecchia, visto che, all'inizio del suo intervento, Federico D'Incà -molto probabilmente senza neppure esserne consapevole- aveva detto quasi le stesse identiche cose declamate dalla stessa Bonino venti anni prima nella stessa aula (la parola che mi ha evocato questa associazione è stata "partitocrazia")  La nostra ministra, invece di ascoltare con attenzione puntigliosa, visto che ci rappresenta all'estero, si è messa a leggere i suoi sms con una esibizionista disinvoltura forse per manifestare pubblicamente il suo totale disinteresse. La mimica era molto chiara, quella della turista che osserva con bonomia gli accadimenti presso una etnia altra, diversa dalla propria.
Il governo in carica è composto da turisti.
Come i gruppi di stranieri, magari intelligenti, attenti e colti, che vengono in Italia, vanno a Venezia in gondola, visitano la Galleria degli Uffizi a Firenze, passeggiano per i trulli del Salento, fanno una gita in barca tra i faraglioni di Capri, cenano a lume di candela davanti al Colosseo a Roma, e quando vanno via hanno le lacrime agli occhi sostenendo che l'Italia è un paese meraviglioso, unico al mondo, con gente stupenda, pieno di ogni dovizia immaginabile, insostituibile. Lo è. Per i turisti, appunto. Ed è comprensibile.
Se domani andassi in Birmania, etnia e paese di cui so poco o nulla, è quasi sicuro mi comporterei nello stesso modo. Rimarrei affascinato dalle bellezze locali e forse l'anno dopo ci ritornerei pure, senza rendermi conto di come vive la gente, di ciò che accade, di quali siano le contraddizioni reali del posto, ben nascoste dalla pàtina offerta, per l'appunto, ai turisti danarosi.
La nostra classe dirigente politica vive così.
Nel più bel paese del mondo, che visitano di continuo, dalle Alpi al canale di Sicilia, in una continua scorribanda ricca di suggestioni, umori, odori, sapori, con la leggerezza trasognata di chi sta in perenne vacanza, con la consueta bonomia che hanno i ricchi turisti quando commossi osservano le barche dei vecchi pescatori a Camogli, al tramonto. Non sanno, nè a loro interessa, ciò che c'è dietro quelle vite, ciò che accade nelle esistenze dei locali.
Ieri, per una manciata di secondi, il più importante industriale italiano -dal punto di vista politico- cioè Giorgio Squinzi, in quanto Presidente di Confindustria, ha vissuto l'epopea da esule in patria.
Probabilmente a sua insaputa.
Alle ore 13.10 nell'aula del Senato, il premier Enrico Letta aveva dichiarato: "......il governo del fare ha operato con successi tangibili e reali, magari piccoli ma sostanziosi, abbiamo pagato 12 miliardi di euro dei debiti della pubblica amministrazione alle aziende che vantavano i crediti.....".
Alle ore 18.06, mentre il premier parlava alla Camera dei Deputati, una giornalista di Rainews ha intercettato Squinzi all'uscita da un convegno. Senza riferire da dove avesse ricavato la cifra gli ha chiesto conferma. Squinzi ha risposto: "Non mi risulta affatto. Posso dire che al 28 settembre 2013 sono stati versati solo 7 miliardi di euro". Poi si è dileguato proseguendo la sua passeggiata da turista. Poco dopo, il rappresentante dei giovani industriali di Confindustria ha specificato che di quei 7 miliardi soltanto 490.000 euro sono finiti alle aziende. Sono stati versati infatti alle banche che avevano anticipato il credito (con notevole interesse) nel 2011, nel 2012, nel 2013. Il fatto è che il 93% delle 175.900 aziende che hanno ricevuto quei soldi non esistono più. Negli ultimi tre anni sono fallite restituendo la partita Iva, quindi, non risultano più nel còmputo dei contribuenti fiscali.
Sono soldi che sono andati a coprire i cosiddetti "debiti inesigibili in sofferenza" delle banche.
Enrico Letta, quindi, ha detto una bugia? Ha dichiarato una cifra falsa. Non è una novità, lo sapevamo.
Càpita ai turisti.
Qualcuno ha riferito a Squinzi ciò che -in un paese normale- sarebbe potuto anche diventare immediatamente un piccolo bisticcio politico da affrontare subito. Qualche ora dopo (è stata la sua grande giornata da esule) Squinzi ha commentato. "Ma come è possibile che siamo finiti in questa situazione insostenibile? Quando ci daranno un paese normale?". Una frase da esule in patria.
Ma la notte porta consiglio.
Già questa mattina, il nostro bravo Squinzi ha ripreso le sue passeggiate in visita al Colosseo, in gondola a Venezia, in barchetta ai faraglioni, in gita ai trulli. Non sia mai.
Queste sono le due uniche classi esistenti in Italia, oggi: esuli e turisti.
Lavorare per il cambiamento, per la speranza di un rinnovamento, per abbattere un anti-storico e impresentabile sistema feudale di stampo medioevale, significa, oggi, fare il salto da turista a esule.
Assumere dentro di sè la consapevolezza che siamo stati sequestrati da un gruppo di turisti spensierati.
Rinfocolare la propria passione civica, alimentando la nostalgia, per sottrarsi alle suggestioni del marketing turistico.
Fare propria questa discriminante che è molto più attuale del gioco stantio dei bussolotti ideologici, perchè un fascista turista o un comunista turista è, prima di ogni altra cosa, pur sempre solo e soltanto un turista.
Gli esuli in patria sono una categoria altra.
Come si studiava nei libri di storia quando si leggevano le lettere dei fuoriusciti che stavano in Svizzera e chiedevano alle mogli o alle mamme notizie sui vecchi amici, sul cibo, sulle feste tradizionali, con la speranza ferma e decisa di poter un giorno ritornare a casa.
Ascoltando ieri l'originale intervento di Federico D'Incà, a me ha provocato lo stesso effetto.
Frasi lontane che nella mia mente hanno evocato persone anonime nascoste da qualche parte in qualche lontanissimo luogo straniero, e mi sono identificato con quella comunità di esuli, perchè così ci trattano e questo siamo.
Un paese dove la cittadinanza, per intero, è stata sequestrata da un manipolo di volgarissimi turisti.
Chiassosi, spendaccioni, sempre inclini all'allegria collettiva, leggeri e conviviali. Indifferenti.
Questo passa il convento nel Gran Regno d'Ipocritania.

Leggi tutto su http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.it